La sciatica e il mal di schiena della signora Anna: 3 cose utili imparate negli ultimi 20 anni.
La prima volta che la signora Anna C., di Bergamo, è venuta a trovarmi in studio era il 2 settembre del 2004,
aveva 55 anni. Era appena stata visitata da suo nipote, neurochirurgo, che aveva consigliato un intervento
chirurgico di stabilizzazione della colonna vertebrale con inserimento di viti in titanio.
La signora aveva mal di schiena cronico con dolore sciatico alla gamba destra e ricorrenti ‘colpi della strega’
che la costringevano a stare immobilizzata a letto per giorni e a ricorrere a farmaci miorilassanti (Muscoril)
antinffiammatori (Voltaren, Feldene e Ibuprofene) e infine cortisone.
In effetti i suoi raggi X mostravano spondilolistesi di L3 su L4 e di L4 su L5, scoliosi ad ampio raggio, e
osteoartrosi diffusa. Anche la TAC confermava i problemi della colonna vertebrale.
Abituato a trattare persone con spondilolistesi o ernia del disco (anche ‘bloccate’, che non camminano più)
non ho esitato ad accettare il caso. Anche la fisiatra che la paziente aveva consultato era d’accordo che non
vi fossero gravi segni neurologici e aveva suggerito di provare con un chiropratico esperto prima di
considerare l’opzione chirurgica.
La signora Anna ha ricevuto trattamenti chiropratici specifici per la spondilolistesi nei mese di settembre,
ottobre e novembre del 2004, con totale remissione dei sintomi e pieno recupero delle abituali attività
quotidiane.
Le era stato spiegato che in presenza di anterolistesi la situazione andrebbe periodicamente monitorata e
ri-stabilizzata. Da allora per venti anni consecutivi è stata in costante trattamento chiropratico.
‘Vengo a fare il tagliando dal Dr Clementoni’: è il saluto abituale della signora Anna alle nostre assistenti.
Nonostante gli esami radiologici facessero pensare a giornate molto difficili per il futuro, la signora Anna ha
avuto solo un paio di episodi modesti di mal di schiena nel corso di 20 anni, e ancor oggi a 75 anni, va a fare
la spesa in bicicletta.
Quello che possiamo capire dalla fin qui fortunata storia della signora Anna è:
1) Mai affidarsi soltanto agli esami radiologici per valutare concretamente la reale condizione di una
persona;
2) In presenza di una condizione cronica, se il primo ciclo di trattamento ha successo, periodici
trattamenti (‘i tagliandi’) consentono di avere buone possibilità di mantenimento del benessere
acquisito, se non intervengono nuovi eventi scatenanti;
3) Meglio non aspettare i sintomi ma prevenire, facendo attenzione ai farmaci che hanno importanti
effetti indesiderati.